La storia del museo

Una storia antica come il Mediterraneo

Il Museo Archeologico di Pithecusae (nome latino di Ischia, Pithekoussai in greco) nasce con lo scopo di esporre i rinvenimenti degli scavi eseguiti nel più antico insediamento greco del Mediterraneo occidentale, localizzato nell’attuale comune di Lacco Ameno. Gli scavi, iniziati negli anni ’50 del secolo scorso da un archeologo di fama internazionale, Giorgio Buchner, hanno rivoluzionato le precedenti conoscenze sull’inizio della colonizzazione greca dell’Italia meridionale.  

Gli straordinari reperti rinvenuti nell’insediamento, fondato nell’VIII secolo a.C. (770-750 a.C. ca.) da Greci provenienti dall’isola di Eubea, sono testimonianza delle relazioni commerciali che all’epoca si svolgevano tra Oriente e Occidente toccando il Vicino Oriente, la Grecia, l’Africa, l’Etruria, la Sardegna e che vedevano proprio in  Pithecusae  uno degli scali più importanti, grazie alla sua posizione geografica. 

Dalla necropoli provengono vasi molto celebri, come il “cratere del naufragio” di produzione locale, decorato con una eccezionale scena figurata, o come la famosa “coppa di Nestore” prodotta nella Ionia settentrionale, sulla quale furono incisi dopo la cottura alcuni versi in alfabeto euboico che alludono alla celebre coppa di Nestore descritta nell’Iliade. 

Il Museo è stato inaugurato nel 1999 dalla Soprintendenza Archeologica per le province di Napoli e Caserta e dall’Amministrazione Comunale di Lacco Ameno, che acquistò a questo scopo la settecentesca Villa Arbusto, prima di proprietà dell’imprenditore A. Rizzoli. Il complesso è situato in un’incantevole posizione panoramica sull’altura prospiciente piazza Santa Restituta, di fronte al promontorio di Monte di Vico che fu sede dell’acropoli di Pithecusae; a pochi passi, in località Mazzola, si trova l’area archeologica del quartiere artigianale nel quale aveva luogo la lavorazione dei metalli (seconda metà VIII -VII sec. a.C.).  

Il Museo ospita una sezione dedicata alla geologia e ai fenomeni vulcanici che, dall’antichità ad oggi,  hanno sempre condizionato la vita sull’isola: nel percorso di visita sono esposti reperti che raccontano le fasi di occupazione precedenti all’arrivo dei Greci; materiali provenienti dalla necropoli di San Montano e dalle aree di abitato; rinvenimenti databili tra l’età arcaica e l’età romana.  

Il progetto espositivo del Museo è stato curato da Giorgio Buchner con il supporto di Costanza Gialanella, all’epoca funzionaria archeologa presso la Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta.